IL PREZZO CHE PAGA IL PIANETA

IL PREZZO CHE PAGA IL PIANETA

La fase 1 dell’emergenza Covid è stata caratterizzata da una ritorno della natura con cieli tersi e smog pressoché inesistente, traffico quasi azzerato e gli animali che son tornati ad affacciarsi nelle vie pubbliche poiché i suoni della natura non più coperti dal rumore del traffico. Ebbene: tutto questo è già un ricordo. Lontano. Già dopo una settimana di fase 2 il ricordo era sbiadito.

[Il testo dell’articolo prosegue sull’immagine scansionata del Trentino del 28 agosto 2020, che trovate qui sotto]

“Noi veri Civici dal 2005, con gli stessi valori”

“Noi veri Civici dal 2005, con gli stessi valori”

Rovereto deve ripartire dalla Bellezza

I “Civici con Francesco Valduga” – la forza politica più consistente nella maggioranza del Sindaco Valduga nella consiliatura uscente – rappresentano la continuità con il movimento civico presente sulla scena politica roveretana dal 2005.
Mettiamo in primo piano la valorizzazione del pensiero e delle competenze dei singoli componenti, in opposizione ai rigidi schemi di una “certa politica”, con la capacità di adeguarci e rigenerarci nel tempo, e coniugando contemporaneamente la continuità dell’azione politica e la stabilità dei valori civici. Gli stessi valori che hanno fatto grande il Trentino: il popolarismo, l’autonomia, la laicità.

Per questi motivi abbiamo iniziato un percorso di confronto con altre forze politiche alla ricerca di un metodo nuovo di fare politica, arrivando ad abbracciare convintamente l’idea della coalizione che oggi si presenta a sostegno di Valduga.
In Lista proponiamo candidati giovani, entusiasti e pronti ad intraprendere un’esperienza politica fatta di atti concreti e valori che si antepongono al populismo ed al sovranismo.
Altro segno di apertura da parte dei “Civici con Valduga” è stato il dialogo con Azione e Italia Viva, partiti il cui manifesto politico non si discosta molto da quello del nostro movimento, con l’inserimento in Lista di donne e uomini da loro proposti, che hanno dato ulteriore slancio ad un gruppo unito a sostegno del Sindaco Francesco Valduga e al suo programma amministrativo, che sottoscriviamo in toto, all’interno del quale cercheremo di sviluppare punti caratterizzanti della nostra Lista:

  1. Rovereto riparte dalla Bellezza: da una “Città Europea” aperta al dialogo internazionale e sempre più attrattiva, inclusiva, innovativa, sicura ed eco-sostenibile.
  2. Rovereto città della cultura urbana, del turismo territoriale, dell’impresa green e della filiera corta per un innovativo commercio locale;
  3. Rovereto città con vocazione storica legata alla formazione e all’impresa. Da scuole primarie e secondarie fino ad Università e ricerca applicata: una città creativa attenta a costruire il futuro;
  4. Rovereto “che ascolta”: attenta ai nuovi talenti, all’universo femminile, all’età argento ed alle fasce più deboli della società attraverso solidarietà, integrazione, semplificazione e sostegno all’associazionismo;
  5. Rovereto città sempre più facile ed accessibile, con una qualità urbana fatta di spazi condivisi per la mobilità e luoghi da riscoprire per nuove forme di socialità e aggregazione.
Dal quotidiano “L’Adige”, 2 settembre 2020
I 32 volti della lista “Civici con Francesco Valduga”, dal quotidiano “L’Adige” del 2 settembre 2020
L’idea di Zuccatti: «Un festival per Zandonai»

L’idea di Zuccatti: «Un festival per Zandonai»

La proposta. Oggi la sua musica è quasi ignorata: potrebbe dare di nuovo lustro alla città

ROVERETO. Quello di Zandonai è un genio indiscusso tra gli esperti ed appassionati di musica. Ma rimane quasi sconosciuto – soprattutto, la sua musica – alla stragrande maggioranza dei suoi concittadini. «Da roveretano, e da musicista – scrive Simone Zuccatti – mi sono sempre chiesto perché fosse così difficile poter ascoltare musica di Riccardo Zandonai non solo nella sua città e nel suo teatro, ma ovunque in giro per il mondo. Forse perché l’organico di molti brani del maestro risulta oggi troppo oneroso per la maggior parte delle orchestre? Oppure perché egli scrisse principalmente opere liriche che, a causa del monopolio di nomi quali Verdi, Puccini e Mozart, sono oggi inevitabilmente sparite dai titoli di repertorio? C’è purtroppo un fondo di verità in entrambe queste considerazioni, tuttavia ritengo che l’impegno, la volontà e le idee dei singoli possano in qualche maniera ovviare a queste problematiche di carattere puramente economico.

Mi sono imposto di indagare nella grande produzione ancora inedita di Zandonai, per trovare materiale originale ed interessante, che fosse eseguibile con mezzi modesti e facilmente fruibile. Ho lavorato ad un corposo progetto di recupero e riscoperta di manoscritti di Zandonai, eseguiti dall’Orchestra da Camera “Spettro Armonico” sotto la mia direzione nel 2019 in occasione del 75° anniversario dalla morte del compositore. A testimonianza di questo lavoro è stato registrato un disco di prossima uscita, e il mio auspicio è che questo progetto prosegua, ed anzi diventi parte di un programma interdisciplinare più strutturato e coordinato direttamente dal Comune. Al momento varie istituzioni e realtà locali stanno lavorando a diversi aspetti di questa riscoperta zandonaiana, ma sarebbe utile che tutti i soggetti culturali cittadini le cui attività in qualche modo tocchino la figura di Zandonai (sotto il profilo storico e musicale) possano lavorare in sinergia per produrre materiale musicologico, e allo stesso tempo organizzare eventi per far diventare Rovereto non solamente la città dei vari Depero, Rosmini e Mozart… ma anche la città di Riccardo Zandonai.

Desidero quindi suggerire l’istituzione di un vero e proprio “Festival Zandonai”, un’occasione in cui si susseguano manifestazioni di vario genere e nel quale le vie della città – e finalmente anche il Teatro! – risuonino delle note del maestro: convegni di studi, concerti, musica nelle strade e in filodiffusione, incontri nelle scuole e visite ai luoghi zandonaiani (dalla casa natale al magnifico Teatro che porta il suo nome, che dovrebbe perciò diventare un’attrazione turistica, sempre aperto e fruibile dal pubblico), e così via. Nel segno della “continuità”, ritengo dunque valga la pena di proseguire l’importante lavoro di riscoperta delle musiche del maestro e metterle a disposizione della collettività attraverso un Festival – che potrebbe avere cadenza annuale o biennale. Un’occasione unica per Rovereto, in cui celebrare un cittadino che merita di tornare a dare lustro alla propria città non solamente nella forma astratta di un nome scolpito sulla facciata di un teatro, bensì attraverso le note concrete ed udibili della sua splendida musica».

Dal quotidiano Trentino, giovedì 20 agosto 2020

Uno scatto dal concerto dello scorso ottobre in cui l’Orchestra “Spettro Armonico” eseguì musiche rare ed inedite di Riccardo Zandonai

Un “laboratorio” per cercare i nuovi luoghi della socialità

Un “laboratorio” per cercare i nuovi luoghi della socialità

Il gruppo di lavoro. L’emergenza virus ha cambiato l’approccio dei roveretani nei confronti della città e degli altri. Architetti, ingegneri, artisti suggeriscono la riscoperta di spazi spesso ignorati che diventino le nuove piazze post Covid

ROVERETO. La pandemia e il conseguente lockdown hanno cambiato, forse per sempre, anche il nostro modo di vivere e l’approccio sociale. Anche oggi, con l’emergenza più lontana, evitiamo baci e abbracci, giriamo al largo, se vediamo troppa gente non andiamo ad aggiungerci al numero. Reazioni forse inconsce che però dimostrano un riflesso forte sulla nostra società di quanto successo. Da qui prende forma il “laboratorio” che è stato lanciato poco più di un mese fa da Maurizio Tomazzoni, assessore alla cultura e all’urbanistica. Al bando aperto avevano risposto 21 soggetti tra gruppi e singoli, architetti, ingegneri e anche artisti. Il loro compito: ripensare gli spazi della socialità. «Così il Covid diventa un’opportunità – spiega l’assessore – perché ci spinge a immaginare quali siano le nuove esigenze di una comunità sicuramente cambiata dopo il lockdown. Il Comune lo ha dovuto fare perché oggi si trova di fronte alle necessità di ristudiare gli spazi. Quelli culturali, per esempio: non più spettacoli con assembramenti e con regole rigide e limitanti; fiere con distanze precise; punti di aggregazione che rispondano a determinati requisiti. Ci siamo imposti di andare oltre l’emergenze e di studiare, con dei professionisti, come venire incontro alle nuove necessità. La risposta c’è stata e anche entusiasmante perché sono uscite tantissime idee. Alcune le stiamo già mettendo in pratica. Ma quella di fondo è estremamente interessante. Nell’affrontare la tematica degli spettacoli che non sono più spendibili nelle nostre piazze, siamo andati in città alla ricerca di spazi più piccoli, ma non banali, quegli spazi che sono i piccoli-grandi tesori della città, magari poco conosciuti ma che ora si prestano esattamente al duplice scopo di soddisfare le esigenze degli eventi e dare nuovi punti aggreganti e identitari ai roveretani. Un primo esempio lo abbiamo avuto aprendo le piazze ai plateatici. È stato un po’ come ridare ai pedoni gli spazi che le auto avevano sottratto loro negli anni e così li hanno fatto propri riscoprendo un nuovo e diverso punto aggregativo. O pensiamo a via Rialto, considerata solo asse di passaggio per “tagliare” la città: buttando fuori due tavolini e chiudendola per qualche ora è diventata più viva e più vivibile, il pedone si sente giustamente in diritto di ritenerla sua, fermarsi a fare due chiacchiere, rendendo l’auto un’intrusa. Il virus ha in qualche modo accelerato questa esplorazione di nuovi luoghi o la riscoperta di quelli poco considerati, come il Bosco della città che in estate ha visto un vero e proprio boom di presenze, di gente che ha scoperto che in un quarto d’ora a piedi siamo nel giardino della città per eccellenza. E poi anche il Leno, visto sempre come un segno di divisione della città ed è invece è una grande opportunità. Il “Laboratorio” suggerisce questi spazi e con alcuni piccoli accorgimenti si possono rendere utilmente fruibili. Il gruppo di idee è trasversale: è stato affiancato ai festival e all’organizzazione di manifestazioni, ma anche all’assessorato all’istruzione: anche le scuole hanno spazi da pensare; e al mondo delle associazioni che devono, anche loro, ridisegnare il loro approccio alle iniziative che organizzano».

Robert Tosin, quotidiano Trentino, 26 luglio 2020

Immagine ©tommaso-prugnola dal sito www.visitrovereto.it