L’intervento. Il direttore d’orchestra Zuccatti a sostegno di un “Valduga bis”
Rovereto. Tra i tanti temi di una campagna elettorale, a Rovereto non può mancare la cultura. E per Simone Zuccatti, direttore d’orchestra ed esponente dei “Civici”, la cultura ha bisogno di una scelta di continuità. «Rovereto è storicamente considerata “l’Atene del Trentino”, luogo d’incontro della cultura germanica ed italica. Per le vie della città ci si imbatte in edifici signorili meravigliosi, da Palazzo Alberti-Poja a Palazzo Grillo fino al gioiellino Palazzo Sichardt; si incontrano musei e testimonianze storiche di altissima rilevanza culturale, dal Museo della Guerra al Mart, passando per il Museo Civico, Casa Mozart, Casa Rosmini e Casa Depero, oltre a numerosissime istituzioni culturali. Senza ovviamente dimenticare Campana e Ossario.
Rovereto fu appunto la “casa”, la dimora natale o artistica dei già citati Rosmini e Depero così come dell’archeologo Paolo Orsi, della poetessa Bianca Saibanti e di suo figlio Clementino Vannetti, del filosofo Girolamo Tartarotti, della baronessa “illuminata” Eleonora Piomarta, dello scultore Fausto Melotti, dell’architetto Gino Pollini (padre del celebre pianista Maurizio), dei musicisti Renato Dionisi e Riccardo Zandonai e di molti altri uomini e donne di cultura. Personalità illustri e di statura non solamente locale, e delle cui eredità culturali Rovereto è totalmente permeata e per le quali la Città della Quercia ne fu culla del talento, piuttosto che meta di viaggio o luogo di vita, studio o ispirazione.
Negli ultimi anni ho potuto verificare da vicino lo straordinario impegno dell’amministrazione comunale in questo settore così variegato, che ha ricevuto una notevole spinta alla produzione e condivisione artistica tout court. Penso ai bellissimi progetti legati alla figura di Antonio Rosmini; all’affermazione di realtà musicali cittadine come le bande ed i cori; al sostegno e alla crescita di molte piccole realtà associative; all’aumento delle istituzioni universitarie, dalle nuove facoltà ai centri di ricerca come il GeCo; alla rinascita e al consolidamento del Teatro Zandonai, dalle fortunate stagioni di prosa fino ai festival di danza e l’opera lirica; ed infine penso ai progetti musicologici, musicali e discografici di riscoperta della musica di Riccardo Zandonai. Ma soprattutto penso al definitivo superamento del dualismo fra le due associazioni mozartiane della città; “conflitto” e sovrapposizione artistica che nessuno era riuscito a risolvere in 30 anni e che finalmente ha trovato una nuova dimensione nel Festival SetteNovecento, grazie alla pazienza e all’indubbia capacità di “visione” di questa amministrazione.
Tutto ciò mostra quanto Rovereto sia un luogo fertilissimo per la produzione culturale ed artistica in ogni settore – risultando evidentemente una città a forte vocazione turistica – ed è quanto mai necessario proseguire sulla strada intrapresa, per completare molti progetti e per favorire lo sviluppo di altri che sono in cantiere. Penso al progetto sui Lavini (dalla Ruina Dantesca alle orme dei dinosauri) e all’idea di riunire e collegare tutto il centro storico guardando al Leno come ad una risorsa in più e non semplicemente ad un elemento di separazione fisica delle zone della città. In questo senso, per citare un concetto emerso dal Coordinamento dei “Civici per Rovereto” del quale faccio parte, la vera “discontinuità” è la “continuità”. In un territorio storicamente abituato all’alternanza politica, mai come in questo momento la vera rivoluzione, l’unica reale innovazione può e deve essere rappresentata dalla concretezza, dalla serietà e dalla continuità dell’azione amministrativa e di politica culturale impostata in questi ultimi anni».
Il Trentino, 24 luglio 2020
